9 febbraio 2012

Non sono soddisfazioni.


Sembra che la situazione perlomeno si sia calmata.
E anche io sembra mi stia calmando: riuscire a parlarti senza arrovellarmi le budella è un bel risultato.

Magari sarà un mio rammarico perenne, ma ne ho così tanti che ormai mi sono arreso.
Si, stanno li: lasciamoli lì.
Il 1998 non tornerà mai più. Così come il 2005. Così come il 2008.
Per fortuna nemmeno il 2011.

L'esperienza credo sia una piaga più che un aiuto: ti limita e ti toglie il gusto della sorpresa.
Mi sorprendo solo di quanto sia diventato cinico e freddo, forse anche più di quel bambino che a 5 anni coglieva già le doppie negazioni e sapeva già leggere e scrivere.
Vorrei avere quella candida diffidenza di chi non sa cosa ha davanti, che quella del "so già dove mi vuoi portare".

Ecco, sto rimpiangendo ancora. La devo finire.
Statevene li, vi prego. Non voglio più vedervi: mi ricordate solo fallimenti.
Se di fallimenti si può parlare, visto che non sono mai stato in grado di muovere un dito (perché semplicemente provarci non avrebbe avuto senso).
Un po' come quando pensi di provarci con la bella della classe, e tu sei il più brutto: sai cosa fare, hai in mente per 5 anni le parole che le vorresti dire. Ma realizzi che ne ricaveresti solo una disgustosa risata di scherno. Quindi, perché umiliarsi?

Non è vero che vale sempre la pena provare.
E non è vero che l'essere umano è complicato: è solo la somma di egoismi sovrapposti.
Tutti noi sappiamo cosa vorremmo.

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