9 aprile 2013

C'era una volta, o forse erano due.


Oggi vi voglio raccontare una storia.
Ve la voglio scrivere per punti salienti, per ricordi importanti, anche quelli meno importanti.
E' così che funzionano i ricordi, no?
Ci ricordiamo le cose senza importanza, ma non cosa mangiamo a mezzogiorno.

I miei 13 anni, il primo giorno di liceo. Me lo ricordo bene, molto bene.
Ero lì con l'intenzione di spaccare il mondo, di mangiarmi chiunque.
Vado, mi fotto l'ultimo banco e ritrovo tanti amici delle scuole medie.
Via, ero felice.

Due anni dopo, il patentino, fottevo sempre lo scooter agli altri per correre in mezzo alla campagna.
E alla fine ero pure più bravo di loro.
E dopo ci mettevamo dietro una collinetta di terra a fumare del fumo di merda, ma ci piaceva tanto mentre ascoltavamo i Black Sabbath da quelle casse di pc scassate e attaccate ad un lettore cd.

E quella stessa estate, passata insieme in quel cazzo di posto di cui nemmeno mi ricordo il nome, troppo avevamo bevuto. Troppe le sere svaccati a fumare e suonare, e suonare e fumare.
Come al falò di ferragosto. Dio, che figata. Avevamo fatto venire troppa gente. Che figata.
Tu che eri finito a limonarti quella fidanzata. Bravo stronzo.
Ti avevamo perculato tutta la mattina dopo dicendo di conoscere il ragazzo, che ti doveva fare nero nero.
Ovviamente non era vero, cretino.
E io invece quella moretta carina. Me la sono ricordata per bene quella là.

Per un anno intero.
Di quando ci siamo insieme in quello strano pomeriggio nevoso di novembre.
Che quando ho le cose importanti da fare, nevica sempre. Davvero.
Di quante volte abbiamo fatto sega da scuola perché ti piaceva stare sul letto con me.
Di quando mi hai regalato la tua verginità al mio compleanno.
Di quanto io mi sia commosso quel giorno.

Di quando siamo scappati insieme da un sacco di bar senza pagare il conto.
E quando ho preso la macchina è stata la fine, non stare più in giro a fare l'amore sperduti di notte.
Che avevi sempre paura degli immigrati.
Di quando ho provato la sensazione più bella della mia vita con te, una canna, i Pink Floyd e un cielo stellato.
E un fottuto caldo boia.

E quando due mesi dopo ti misi le corna a Barcellona.
Perché mi avevi anche stancato.
Ero piccolo, i ragazzi si stancano in fretta.

E poi sono finito all'uni, con un paio di amici.
E ci siamo divertiti, e abbiamo bestemmiato, e stiamo bestemmiando.
E ci stiamo ancora laureando, ma fottesega.
E questa storia deve ancora finire...

Ecco...
Non è la mia storia.
Nemmanco quella che avrei voluto.
Ma forse non sarei qui a scrivere se l'avessi passata così.
E per questo bestemmio.
Papà, aspetto ancora le tue scuse.

1 vagiti:

Cindy on 28 aprile 2013 alle ore 02:26 ha detto...

Ci sono rimasta male.